Un musicista rassomiglia allo strumento che suona anzi,
diventa lui lo strumento di una meccanica elettrica e vegetale apparentemente
inanimata che vive in simbiosi con le mani di un altro.
Un altro che diventa strumento, un altro che non è che il
proseguimento di questo.
Una cosa sola, come la musica.
Non si possono dividere, è inutile cercare di trovare i
confini, inutile pensare di circoscrivere il territorio, la musica è una ed una
è adesso anche nel silenzio di te che possiamo sentire tra le preghiere e le
lacrime, tra il dolore e l’assenza.
Ma cos'è questa se non musica? Cosa può essere questa
vibrazione che ora ci avvolge tutto e risale
il nostro sentire come una fiamma: cosa se non musica?
Segni su un pentagramma e graffiti nell'anima, toniche e
diminuite, globuli bianchi e rossi, tasti bianchi e neri, accenti e
intervalli, cellule dello stesso corpo che a volte si esprime con un sorriso in
altre con una variazione di tempo, con un impercettibile cambio di tempo che ci
prende e ci porta dove non sono solo le orecchie ad ascoltare e neanche solo il
cuore ma tutto ciò che vive e che batte , nella sinfonia perfetta.
Sto provando a suonare queste parole per te, Gemiliano, cercando
tra le scale e i verbi, tra gli aggettivi e gli accordi, di scrivere qualcosa
che in qualche modo arrivi fino a te. Sto suonando queste parole per te, per il
crescendo del tuo silenzio che le accompagna senza perdere il tempo.
Non so se le ascolterei, non so deve sei, dove andrà il tuo
orecchio, ma suono lo stesso.
Come per strada a passanti distratti, aspettando un sorriso e una moneta, come in un teatro
davanti all'eleganza, aspettando l'applauso o i fischi, oppure in silenzio davanti al mare o alla terra mettendo queste parole una dietro l’altra perché possano
trovarti, in qualche modo trovarti.
Uno strumento ha il suo musicista, è donna che offre le sue
corde, uomo che offre la sua cassa, è orecchio che si piega fino ad accostarsi
alla bocca del suono che lo chiama, lo vuole lo pretende.
E così è la musica, il figlio generato dai fianchi della
creazione, il codice genetico che diventa spartito, messaggio per il mondo,
acido desossiribonucleico che si fonde con altri per generare nuova vita.
Solo una nuova vita nello sterminato palcoscenico dove
ascolta, muta, l’umanità.
Michele Pio Ledda per Gemiliano Cabras.
7, giugno 2013
Gemiliano Cabras, il primo nome di bassista che ho imparato a conoscere e sentire quando ancora ero piccolo.comparivi fin dai primi tazenda, tu eri lo storico bassista dei tazenda. Contrabassista, docente... l'ultimo ricordo di te è legato a quella volta a Cabras quando dividemmo lo stesso palco in ricordo di Andrea Parodi, tra le tante parole che ci siamo detti, ti svelai il mio sogno di voler un giorno te come bassista, tu sorrisi e mi diedi una speranza prossima con un "perchè no?" ti mostravi umile.. grande persona, grande musicista. Un abbraccio
RispondiEliminaP.s. Michele, bellissime parole.. riesci sempre ad emozionarmi, ti voglio bene ciao
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