mercoledì 30 ottobre 2024

Le voci, quasi una litania, si sentono da lontano, attraversano il paese come un vento che improvvisamente ha trovato una sua voce e sembra chiamare a raccolta tutte le anime. Si annunciano con quelle parole “ A S’murti murti” ripetute in continuazione e riempiono sas carreras attraversano i vicoli oscuri e le piazze. Fuori, tra le prime lame del buio jagananos grandi e piccoli attraversano il paese, i bianco delle tuniche risalta nell’oscurità. Piccole campanelle ne scandiscono i passi, celebrano un rito che ha lasciato l’altare della chiesa crearne uno in ogni angolo. Spesso un animale paziente li accompagna, porta su dorso la stessa bertula che i contadini hanno usato da sempre per trasportare i prodotti del loro lavoro e che ora accompagnano una minuta processione scandita da quelle parole che si srotolano come un rosario. Dietro le porte socchiuse, canisteddos pieni di castagne e noci, di papabassinos, rughittas di pane, qualche dolce cucinato qualche ora prima ma anche qualche pezzo di formaggio sono pronti a riempire i sacchetti che questi postulanti delle anime si aspettano di veder gonfiarsi. Doni semplici che offrono senza chiedere, pro su bene de sos mortos, pro sas animeddas...doni che il giorno dopo verranno divisi tra i poveri del paese. Intanto nelle case, la luce di un camino illumina la stanza: è la candela perfetta per una celebrazione silenziosa che non ha bisogno di parole ne di altre inutili luci. Non ci sono posate accanto ai piatti, tantomeno coltelli perché nella morte ogni vendetta si annulla, non si mettono, non ce è bisogno, le anime quando in questa notte tornano a casa non hanno bisogno di questi oggetti per nutrirsi o per difendersi tantomeno di offendere. Ma il vino non deve mancare, quale padre può rinunciarvi? E il nonno che lo sorseggiava insieme ad una presa di trinciato forte? Ma anche dell’acqua nella brocca che una madre portava a tavola sempre fresca? E’ questo insieme ad una tovaglia immacolata, quella delle grandi occasioni, a rendere perfetto un tavolo e una famiglia. Ma i piatti devono essere pieni, colmi di pietanze scelte perché si sa cosa una madre, un padre, una nonna o un parente amava trovare sul tavolo dal quale si sono allontanati e che sul quale possono, almeno una volta all’anno, accomodarsi per sentirsi a casa. Non bisogna chiudere le porte, meglio lasciare aperti gli armadi, tanto loro possono attraversarli, ma è un gesto di pace e di amistade. Noi torniamo nelle nostre stanze e lasciamo che siano loro, stanotte a riempirla come una volta, quella cucina che è stata la loro. mpl

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