mercoledì 14 gennaio 2015


Vanni Bisson, un eroe sardo

Tra qualche giorno sarà Sant’Antonio, il santo del fuoco e la Sardegna accenderà il falò per ricordare quel piccolo uomo che rubò il fuoco al Diavolo per darlo al freddo degli uomini.
Quel fuoco Vanni, quel fuoco tu lo hai preso tra le mani e donato alla tua gente perché non andasse perduto. Tu ed i tuoi compagni di quel giorno d’estate, siete scesi nell’inferno per dire ad ogni demone che nessuno avrebbe mai spento la civile ed onesta fiamma che arde in ogni Uomo.
Poco importa che fosse un giorno di fine luglio, perché per gli uomini come te, le stagioni si annullano e nella sofferenza, nel dolore, nel bisogno, è sempre inverno e tutti avevano ed hanno, oggi, come sempre, il sacrosanto diritto di goderlo, buono e domato a sciogliere il gelo degli uomini. Tutti hanno il diritto ad un estate senza paura ed ad un inverno clemente.

Quel fuoco non ha smesso mai di bruciare nell’incendio senza fine della tua vita. E non erano sempre fiamme visibili quelle che hanno arso la tua esistenza, non c’erano ceneri e carboni a significare la devastazione e nemmeno ferite che dilaniavano ancora il tuo corpo già dilaniato. Il tuo impegno civile rimane esemplare, la tua onestà una firma indelebile.
Quel fuoco Vanni, quel fuoco che partiva dal cuore e riscaldava la tua idea, il tuo lavoro la tua famiglia, quel fuoco Vanni, nelle persone che ti hanno conosciuto, mai ha smesso di ardere e noi siamo qui, adesso,a soffiare tutti insieme  il nostro respiro su quel resta del tuo essere stato insieme a noi, perché nulla vada perduto.
Eppure quel fuoco, quel fuoco Vanni, quel fuoco sacro come un sacrificio, ogni giorno dei tuoi giorni a volte era devastante, in  altre covava sotto un apparente spegnimento, ma sempre restituiva un calore che traboccava dal tuo vivere: dal tuo impegno civile, da quello familiare, da quello che era il tuo esistere orgoglioso della tua Tempio, della tua Gallura e della tua madre Sardegna.
Si dice, è forse è vero, che dopo un esperienza come la tua, quel giorno a Curraggia, tutto cambia per sempre. Ma quello che non ha cambiato e che è rimasto come un frangi fiamme a difesa dell’onore.Ci ha restituito con forza, quello che il fuoco pensava di aver bruciato ma, quel fuoco che ti ha portato via una parte del tuo corpo non ha potuto bruciare quello che avevi dentro. Inscalfibile.
Quel fuoco che ardeva nella tua compagna che solo qualche mese fa hai accompagnato in quel posto dove adesso la raggiungi ha continuato a bruciare anche se, e lo sappiamo, lei è stato l’ultimo rogo al quale affidare il tuo cuore perché eravate ed ora siete, una cosa sola.
Forse, ci piace crederlo e pensarlo, è stata la sua mancanza ad alimentare la passione che avevi dentro perché tra le tante prove, vivere senza di lei era qualcosa dalla quale non potevi difenderti aveva ragione Don Baingio Pes quando dice:

No si poni risistì
chisti dui estremi folti
lu ‘idetti è la me’ molti
lu no videtti è murì.



Le tue non saranno mai ceneri spente. Noi raccoglieremo l’ultima fiammella della tua vita e accenderemo mille e ancora mille fuochi di bontà e bellezza perché nulla vada perduto, nulla possa essere in ombra e al freddo in questo giorno e tutti gli altri che verranno.

Amico mio Come farò a scrivere le prossime parole sapendo che non le ascolterai con le orecchie il cuore e l’anima con cui nelle mille sere...