mercoledì 26 ottobre 2011
MarcoBaleno
Ben tornato a casa Sic, ben tornato in quel posto dal quale nessuno può più portarti via. Ti scrivo queste cose, per me, per quelli che restano, per quelli che ancora vogliono credere che tu in qualche modo ascolterai queste parole.
Non è così, lo sappiamo ma facciamo finta di niente. Ti scrivo queste cose, mi scrivo queste cose perché correre è anche mandare le nostre ruote oltre la pista ed il traguardo, il traguardo non è una bandiera a scacchi dove la vita e la morte giocano l'eterna partita.Il traguardo è oltre la pista.
L'altro giorno è tornata uguale la stessa disperata sensazione del giorno in cui è morto Gilles: panico, paura perché torno a sentirmi solo in questo mondo dove tutto è quello che non vogliamo. Tutto è palcoscenico e pochi vogliono stare dall'altra parte, preferiscono stare li a guardare, osservare, curiosare protetti non da un casco ma da uno scudo inscalfibile.
Mi chiedo perché solo qualche giorno prima, il Sic era un pericolo in pista, uno che cade troppo e vince mai - certo, i numeri fanno la differenze, le classifiche dicono di te più di ogni altra performance. a non è così, sappiamo che non serve a niente vincere cento mondiali se il vero mondiale non lo vinci dentro di te.
Ripeto, scrivo per me, se propro devi sentire qualcosa spero che sia qualcosa di più di queste mie parole, e proprio sei da un altra parte, spero per te sia meglio di questa, che si accorge adesso, sulla scia di una vita altrui che esiste un altra vita, un altra cosa che a pochi dato conoscere. E non ero neanche un tuo tifoso, no. Ma quando ti vedevo correre pensavo che per uno come me che non va in moto, quello E' Andare in Moto. Vengo da un tempo di cose bruciate in fretta, di niente messo da parte, di vite che si accontentano del piazzamento e che non sanno distinguere tra un sorpasso per il quinto posto e le noie meccaniche, o la gomma che non va o chissà cos'altro per trasformare la codardia in mestiere, la paura in tattica, la vigliaccheria in strategia.
No, ragazzino, non è così, me lo dico, e lo ripeto quando ogni giorno anche io combatto per mettere la mia ruota davanti ad un altra, poco importa che sia per il primo posto, basta che sia un po più avanti di un altra.
La vittoria è superare il nostro limite utilizzando quello che i nostri meccanici ci mettono sotto il sedere, i miracoli li fanno chi ha sponsor superiori, che sono solo interessati a vedere il loro marchio davanti agli altri.
Ti dico solo ben tornato a casa, ora, in quel posto, può cadere la pioggia e non dovrai cambiare pneumatico, il sole potrà scagliare il suo fuoco e non avrai bisogno di un termometro per capire quanto la tua moto aderisce sull'asfalto della della vita e neanche di un meccanico per dare al tuo motore qualcosa in più.
Ben tornato a casa Sic goditi finalmente la tua terra, la tua, solo la Tua.
venerdì 21 ottobre 2011
28 ottobre Benetutti
Non credo molto al concetto che nessuno è mai profeta in patria ma la presentazione del 28 ottobre, a Benetutti, il mio vero ed unico paese mi mette una certa ansia. Non tanto per il paese in se quanto perché è una di quelle occasioni in cui ti confronti col passato, il momento in cui tiri le somme della tua esistenza. Credo molto in un concetto di letteratura, che per essere valida deve partire dal particolare per diventare universale.Credo che il mondo si possa raccontare partendo dal proprio cortile, dalla propria strada, dal proprio piccolo spazio che se valido, contiene in se, tutto il mondo. E' un concetto di umiltà eppure contiene una grande ambizione che quando ti metti a scrivere, se lo fai con serietà, non puoi non tenere conto.Ma dopo diverse presentazioni, questa di Benetutti è in realtà la prima. Come essere stato con tante donne ma non ancora con quella che veramente conta, con quella che ti fa sentire lei e solo lei la prima volta. Benetutti, come del resto molti paesi ha realtà difficili e contraddittorie, non stiamo li a scavare. Ma essendo il mio, è chiaro, che l'indulgenza si fonde con l'amore e tutto diventa parte di una cosa inscindibile. Certo ho ambientato il mio romanzo tra le sue case e le sue strade, ma la storia è di fantasia, le vicende immaginarie eppure ho sempre la sensazione che a qualcun possa sembrare una storia vera, che i personaggi e le vicende siano ricavate dalla realtà. In effetti la realtà è piena di tante cose che a volte sembrano inventate e la finzione spesso, proprio per qusta sua natura, sembra al contrario veritiera. Però tornare in quel posto, presentare il mio libro mi fa un certo effetto, mi fa quasi sentire in colpa per non fa più parte di quella comunità, di non coscere i figli dei miei amici, di non trovare più persone care o conoscenti. Mi pare di tornare in un posto sconosciuto pur sapendo che non lo è per il cuore.Spero che a loro il libro piaccia, spero che anche al mio libro piaccia, ritrovarsi per un istante insieme a loro, a casa sua.Michele
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